Lorenzo Mattioli: l’intervista di “Adnkronos” al Presidente di Confindustria Servizi Hcfs

Rassegna stampa, 12/10/2020

Maggiori investimenti nell’ambito delle attività di sanificazione, anche a fronte di un superiore riconoscimento del loro valore. E ulteriori garanzie per la salute e la sicurezza nelle scuole. Sono le richieste avanzate al Governo da Confindustria Servizi Hcfs che il Presidente Lorenzo Mattioli ha espresso in un’intervista rilasciata ad “Adnkronos”: “Chiediamo, in generale, che le opere di sanificazione vengano gestite in maniera professionale, in particolare nei luoghi oggi ad alto rischio come le scuole. Pensiamo che la sanificazione vada rafforzata con le risorse del Recovery Fund visto che il tax credit ha prodotto un misero 9% come bonus per le imprese dalle iniziali promesse del 60%. Contestualmente chiediamo garanzie per la salute e la sicurezza nelle nostre scuole, pronti a dare il nostro contribuito e le nostre proposte”.

In merito, Lorenzo Mattioli ha auspicato in una possibile partecipazione dell’ente che presiede “al tavolo permanente della direzione generale per le risorse umane e finanziarie istituito presso il ministero dell’Istruzione”. Nell’intervista, il Presidente infatti si è soffermato sulle problematiche legate alle attività di pulizia e sanificazione nelle scuole: il personale “in forza oggi è di 11.000 assunti dallo Stato con qualifica di Ata e supervisionati dai presidi (che hanno preparazioni e competenze che mediamente non afferiscono alle pulizie ed alla sanificazione)”. Sono loro a dover applicare “tecniche di pulizia e sanificazione come quelle descritte dall’Inail” ma a oggi “non è dato di sapere quali protocolli aggiuntivi sono stati previsti: penso a frequenze superiori di pulizia per bagni ed aree comuni, come si sta facendo nelle aziende, sui treni, negli aeroporti. Oppure se ci siano controlli e a chi siano affidati in concreto”.

Secondo Lorenzo Mattioli, in epoca di pandemia ci si sarebbe aspettato “che il ministero dell’Istruzione avesse mobilitato risorse adeguate e qualificate, ma non sembra sia così”. La realtà è nei numeri: “Abbiamo 11.000 Ata al posto di 16.000 ‘pulitori’ (e sono sempre gli stessi) ed il coordinamento affidato ai dirigenti scolastici, che si trovano a controllare se stessi e saranno esposti in futuro al rischio di denunce per procurata epidemia, come sta succedendo per i vertici di diversi ospedali in Italia”.

Fino a febbraio 2019, come osserva il Presidente di Confindustria Servizi Hcfs nell’intervista, le pulizie nelle scuole erano affidate a imprese selezionate tramite gare di appalto, tenute a fornire “il personale, i prodotti, le attrezzature, la vigilanza tecnica sui servizi erogati e rispondevano della qualità delle prestazioni”: tra queste “alcuni dei principali operatori del Facility management, con fatturati importanti e migliaia di dipendenti, aziende provviste di direzione qualità, sicurezza ed ambiente, direzioni tecniche, reti logistiche”. Oggi è evidente che una struttura scolastica non possa garantire tutto ciò. E dopo l’internalizzazione dei lavoratori è scoppiata la pandemia: “A seguito della decisione del Governo Conte 1 di internalizzare il servizio ed assumere tramite concorso 11.000 dei 16.000 pulitori addetti al servizio, le imprese hanno cessato di operare all’interno delle istituzioni scolastiche e, quasi contestualmente, le stesse venivano chiuse in tutta Italia per via del Covid, ed essendo il personale internalizzato, lo Stato ne ha sostenuto i costi integralmente (in luogo del ricorso al Fis consentito invece alle aziende)”. Come sottolineato dunque da Lorenzo Mattioli, questo ha portato a “un aggravio di costi per le casse pubbliche, che si sono trovate ad incamerare migliaia di lavoratori dipinti come precari per rafforzare le ragioni dell’internalizzazione” quando “in realtà erano tutti operai già assunti dal privato a tempo indeterminato”. In merito, il Presidente ha parlato anche del “vero dramma di circa 5.000 persone in attesa di eventi, ovvero destinati a perdere il lavoro quando sarà rimosso il divieto di licenziamento”: è “il controcanto” che l’assunzione pubblica ha avuto, un aspetto che aggiunge ulteriori ombre su una situazione già problematica ma che, come sostiene Lorenzo Mattioli, è opportuno comunque evidenziare.